ITALIA 4.0_2021

32 ITALIA 4.0 2021 sta creando nuove opportunità di lavoro, con migliori retribuzioni. Ci sono posti vacanti nelle tecnologie ma mancano risorse qualificate (skill shortage and digital mismach), ma mancano so- prattutto donne qualificate. Quello che ci dico- no le statistiche è questo: solo il 26% della for- za lavoro tech sono donne; solo nel 10% delle start-up innovative vi è una CEO donna; le don- ne non scelgono carriere Stem e, purtroppo, so- lo il 48% delle donne sono occupate”. A livello nazionale la situazione è ancora più grave co- me dimostrato dallo Women in Digital Scorebo- ard 2021. “Dobbiamo avere la consapevolezza che il nostro Paese ha una potenzialità enorme ma c’è molto lavoro da fare. In Italia il gender gap è più marcato rispetto ad altri Paesi euro- pei e le tecnologie digitali possono essere forti acceleratori per la chiusura del gender gap, strumenti di inclusione sociale e di affermazio- ne professionale e imprenditoriale”. L’obietti- vo dell’associazione è dunque quello di creare un osservatorio, un tavolo per monitorare e verificare se nel tempo vi è un miglioramento dei dati sopra menzionati e affinché la transi- zione digitale abbia effetti reali. “Affinché le risorse investite nel Pnrr abbiano un impatto reale sul digital gender gap, occorre definire a priori parametri chiari e misurabili relativi alla dimensione di genere in tutte le iniziative che riguardano gli interventi di digitalizzazione, af- ferma Darya Majidi. “L’Associazione Donne 4.0 intende costituire un Osservatorio sul PNRR, in una logica di monitoraggio partecipativo, per valutare sia lo stato di attuazione del Piano re- lativamente al tema del digital gender gap, sia l’evolversi degli indicatori individuati alla base della nostra proposta di azione”. Uno stop agli stereotipi “La transizione digitale è un’opportunità da cogliere - dice Linda Laura Sabbadini, chair del W20 - ma l’Italia parte da una situazione svan- taggiata rispetto agli altri Paesi e non solo per le donne. Da tutte le analisi statistiche, emerge che per la maggior parte degli gli indicatori, dall’accesso Iinternet alle skill, al mercato del lavoro, professioni e numero di occupati in ICT, l’Italia ha sistematicamente risultati più bassi degli altri Paesi, con ripercussione negative an- che in altri settori. Ora dobbiamo fare il gran- de balzo, altrimenti il rischio è che accumulere- mo ritardi a livello economico e la pagheremo anche in termini sociali”. Per quanto riguarda la differenza di genere, dove si investe meno, il gap è ancor più evidente. Cosa fare? “Capire quali sono le strade in cui si possa avere una riscossa”, aggiunge. “Siamo nella situazione in cui da ultimi possiamo diventare primi, ma soprattutto da ultime possiamo diventare pri- me. Sappiamo che chi sta più indietro può usu- fruire dei percorsi positivi di chi sta più avanti, bruciando delle tappe che altri non avevano potuto usufruire”. La chiave fondamentale è

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