Venture Capital in Italia, mercato da 1,8 miliardi nell’Osservatorio Growth Capital
08/02/2023
Venture Capital mercato Italia Osservatorio Growth Capital

Il Venture Capital in Italia ha superato la cifra di 1,8 miliardi di euro investiti nel 2022, in crescita del +48% sull’anno precedente, secondo i dati dell’Osservatorio sul Venture Capital in Italia realizzato da Growth Capital in collaborazione con Italian Tech Alliance.

Il risultato è stato nella fattispecie influenzato da alcuni mega round di finanziamento, nello specifico quello di Satispay (round di Serie D per 320 milioni di euro), di Newcleo (round di Serie A per 300 milioni) e di Scalapay (round di serie B, per 212 milioni). La dicitura round di Serie A e B fa riferimento alle fasi di capitalizzazione, crescita e sviluppo iniziali di una start-up (Early growth), cui fanno seguito finanziamenti volti alla ulteriore crescita ed espansione del business (Sustained growth, round di Serie C, D ed E).

Venture Capital mercato Italia Osservatorio Growth Capital 2022

Nel complesso, come previsto a inizio dello scorso anno da Growth Capital, il mercato Venture Capital (VC) nel nostro Paese ha comunque mantenuto una crescita sostenuta rispetto al 2021, in controtendenza rispetto a quanto accaduto in Europa e altri mercati VC sviluppati, risentendo in modo ridotto delle tensioni macroeconomiche e finanziarie che hanno segnato il 2022. Guardando alla segmentazione per tipologia di round, il 2022 ha visto un totale di 57 round di Serie A, 19 round di Serie B e 176 round di Seed, che si confermano come la tipologia più ricorrente con il 50% delle operazioni totali. L’incremento nel numero di Seed (+42%) e di Serie A (+4%) lascia inoltre sperare che nei prossimi anni si potrà assistere a un aumento dei round Late stage. La presenza di quest’ultima tipologia è in particolare cresciuta nel nostro Paese dal 2017 al 2022, anche se risulta ancora inferiore ad altri ecosistemi maturi come la Francia, che già nel 2019 mostrava una ripartizione tra round Early stage e Late stage simile a quella odierna in Italia.

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In termini di settori, la Smart City si classifica al primo posto per finanziamenti, con un totale di 54 round totali, seguita da Software e Deep Tech, rispettivamente con 44 e 40. Prendendo come riferimento l’ammontare investito, la graduatoria 2022 vede invece in testa sempre la Smart City, con 502 milioni di euro, seguita dal Fintech, con 499 milioni. Insieme i due comparti rappresentano il 55% del totale degli investimenti VC in Italia nel 2022. Al risultato, va notato ancora una volta, hanno contribuito in maniera incisiva i mega round di Satispay e Scalapay, afferenti al settore Fintech, e Newcleo, per l’ambito Smart City. Altri due mega round completano la Top 5 per il 2022, con quello per Casavo, round di Serie D per 100 milioni di euro, e di Medical Micro Instruments, round di Serie B con 73 milioni.

Secondo un’analisi storica, nel 2022 la size media dei round è aumentata rispetto al 2021 per tutti i settori, a eccezione di Media (-52%), che in compenso è stato però uno dei settori con più exit; Food Agriculture (-16%); e Digital (-6%). Fintech (13,1 milioni di euro) e Smart City (9,4 milioni di euro) si confermano i settori con il ticket medio più alto nel 2022, anche grazie all’impatto di alcuni mega round.

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L’Osservatorio analizza inoltre l’incidenza nel VC italiano degli investitori internazionali, che nel 2022 hanno partecipato al 26% dei round maggiori di 1 milione di euro, dato in linea con il 2021. Tuttavia, in termini di ammontare raccolto, l’incidenza dei round con presenza di investitori internazionali è sensibilmente aumentata, passando dal 58% del 2021 al 67% del 2022, un trend già anticipato nelle edizioni precedenti dell’Osservatorio e che ci si attende proseguirà nel medio-lungo periodo. Infine, è opportuno notare come nel 2022 gli investitori internazionali abbiano partecipato a round con dimensione media più che doppia rispetto a quelli con soli investitori nazionali (9,5 milioni di euro contro 4,3 milioni).

CDP Venture Capital si conferma infine l’investitore più attivo in termini di operazioni annunciate nel 2022, seguito da Azimut e LVenture.

“Il 2022 è stato un anno di notevole maturazione per il Venture Capital in Italia – commenta Fabio Mondini de Focatiis, founding partner di Growth Capital -. Come da noi previsto un anno fa, l’ecosistema italiano ha registrato un aumento significativo nell’ammontare investito, (circa +50% rispetto al 2021), in contrasto con il rallentamento europeo e la decrescita globale. Si è confermata anche la partecipazione sempre più incisiva da parte di attori internazionali e investitori istituzionali (trend destinato a confermarsi anche nel 2023). Come Growth Capital, prevediamo un 2023 di maturazione e consolidamento del mercato, caratterizzato da un aumento della size media dei round e del numero delle operazioni Late Stage. Gli investimenti complessivi saranno influenzati dall’elevato dry power e dalla presenza di mega round”.

“È significativo notare come i numeri dell’ecosistema italiano dell’innovazione iniziano ad avvicinarsi – pur mantenendosi ben inferiori – ad altri Paesi storicamente più avanzati in questo ambito – aggiunge Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance -. Come emerge dal recente report The State of The French Tech Ecosystem, infatti, per la prima volta l’Italia è stato il Paese europeo che ha visto la crescita più consistente di investimenti in start-up e aziende innovative anno su anno, con un +80% di differenziale registrato tra il 2021 e il 2022, a fronte del +6% registrato in Francia, e dei meno 16,6% e 36,4% registrati rispettivamente in UK e Germania. Questi dati indicano, insieme al fatto che molti ecosistemi europei sembrano aver raggiunto una fase di maturità, che l’Italia potrebbe avere nei prossimi anni un ruolo sempre più centrale nel settore Tech in Europa. Guardando al futuro, il 2023 sarà un anno cruciale per ammodernare il Testo Unico sulle Start-up, che era stato un fondamentale motore di partenza per l’ecosistema, ma che è ormai vecchio di più di 10 anni e necessita un aggiornamento che tenga in conto le rinnovate esigenze dei sempre più numerosi operatori del settore”.

Se Industria 4.0 si è focalizzata sull’implementazione delle tecnologie abilitanti, l’Industria 5.0 si estende ed abbraccia le problematiche socio-ecologiche.

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