Servitizzazione tra packaging e caffè con Galbiati di Lavazza
di Marco Zambelli - 28/11/2022
Lavazza servitizzazione Goglio packaging Michele Galbiati

Digitalizzazione e connettività delle macchine sono condizioni abilitanti essenziali che per costruttori di macchine e impianti possono aprire nuove opportunità di business. In particolare, da una partnership stretta come quella che lega Lavazza e Goglio, costruttore di macchine per il packaging impiegate dalla nota azienda produttrice di caffè, la raccolta dei dati di stato e di processo può generare nuovi modelli di business in ambito di servitizzazione.

Lavazza e Goglio sono state due realtà pioniere in tema di servitizzazione, con l’idea nata circa 8-10 anni fa di creare un nuovo tipo di contratto che spostasse il focus dalla proprietà dell’asset fisico della macchina al suo utilizzo. Goglio, fornitore delle macchine, aveva infatti già intuito che la possibilità di collegare le macchine tramite internet avrebbe potuto cambiare completamente le modalità tradizionali della manutenzione e del service. E’ stata quindi Lavazza a chiedere al costruttore di creare insieme un nuovo genere di contratto, anche in virtù della forte fiducia reciproca tra le due aziende. Nato con la consapevolezza che nessuno dei due partner sapeva esattamente cosa stava creando, oggi il contratto si rivela win-win per entrambe, portando livelli di efficienza che inizialmente non si pensava fossero possibili.

“In Lavazza siamo partiti con l’idea di un contratto che unisse il servizio alla vendita delle macchine secondo quello che al tempo chiamammo Contratto a performance garantite, ben prima che il mercato cominciasse a parlare di servitizzazione – racconta Michele Galbiati, manufacturing international director di Lavazza -. In primo luogo ci siamo focalizzati sul capire chi fosse il titolare delle competenze di un certo core business: è chiaro che se gli specialisti del caffè siamo noi, il know how sulle macchine per packaging era pertinenza di Goglio”.

Lavazza Goglio servitizzazione macchine packaging Michele GalbiatiDa qui l’idea delle due aziende di strutturare un contratto di fornitura del servizio in cui fondamentale è stato dapprima definire un KPI oggettivo e trasparente per tutti. “Per questo abbiamo deciso di adottare l’MME, machine mechanical efficiency – prosegue Galbiati -, poiché l’OEE poteva essere fuorviante in quanto implica parametri come la velocità e gli scarti che dipendono più dalle scelte dell’utilizzatore e non sono legati alla pura performance della macchina. Essendo il costruttore delle macchine, Goglio è invece il più idoneo a capire e interpretare segnali che potrebbero portare a dei guasti, decidendo quindi come e quando sia meglio intervenire per garantire la massima efficienza e disponibilità delle macchine“.

Alla base vi è naturalmente la condizione della interconnessione delle macchine, che consente a Goglio di effettuare il loro monitoraggio in tempo reale indispensabile all’erogazione del servizio. Quello sviluppato tra Lavazza e Goglio è quindi un esempio di servitizzazione avanzato e maturo. Il contratto prevede un canone mensile variabile e uno fisso al 75% e 25%. Coprendo diverse tipologie di macchine Goglio, è stato scelto di calcolare l’MME per ciascun tipo di linea, ognuna con parametri propri, e su base mensile. Per contratto, Goglio deve quindi garantire una supervisione tecnica su base giornaliera delle macchine, definita in modo generico per lasciare al costruttore la libertà di decidere quantità e qualità delle risorse da allocare per garantire massima affidabilità e minimizzazione dei guasti in base ai parametri rilevati.

“Al costruttore competono anche la manutenzione preventiva, le ispezioni straordinarie e i materiali – spiega quindi Galbiati -. Goglio ha poi fornito training presso di sé e on the job ai nostri operatori, che per una o due settimane hanno passato intere giornate in Goglio assistendo all’assemblaggio delle macchine. Questo è stato per loro molto istruttivo e appagante perché vedevano come è fatta la macchina, ne apprendevano i punti deboli e punti di forza, migliorando il loro lavoro sulle linee. Molti nostri operai di quel tempo sono poi cresciuti, grazie anche a un’ulteriore formazione su competenze di base di pneumatica e meccanica, e oggi sono diventati manutentori delle macchine”.

Goglio macchine packaging Lavazza servitizzazioneNel corso di questi anni, la grande produttività di Lavazza ha quindi consentito a Goglio di apportare migliorie poi introdotte nei nuovi modelli di macchina, creando ulteriore valore anche per il fornitore dei macchinari.

“Per dare un ulteriore supporto abbiamo inoltre pensato di stipulare anche un contratto integrativo di secondo livello con le nostre maestranze – aggiunge infine Galbiati -, pensato nella stessa logica di ottenere il massimo risultato, includendo quindi un obiettivo collettivo e uno individuale. Qui il KPI scelto è stato l’OEE: nel target collettivo tutti gli addetti in ambito manifatturiero hanno come obiettivo la massimizzazione di parametri quali il livello di qualità, la riduzione al minimo di scarti e non conformità di prodotto. Per evitare un effetto di diluizione abbiamo quindi pensato a un obiettivo individuale, introducendo l’assenteismo, per cui la percentuale di risultato viene scalata in funzione dei giorni di presenza. Il miglioramento dell’OEE che se ne ottiene ha quindi un impatto positivo anche sul fornitore, poiché migliora l’MME per cui viene remunerato”.

 

 

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