Rapporto DESI 2018, Italia indietro nel digitale in Europa
12/06/2018
DESI 2018 digital index EU

A zoppicare sul digitale è in generale tutta l’Europa, ma l’Italia conferma e peggiora in molti casi la propria posizione sui temi del digitale. Appena pubblicato, il rapporto DESI 2018, l’indicatore della Commissione Europea che misura il livello di attuazione dell’Agenda Digitale negli Stati membri, mostra infatti un quadro sfaccettato e ricco di differenze, con un’Europa che fatica a crescere organicamente sul digitale.

In tutto questo, l’Italia resta ferma al 25° posto sui 28 Paesi, con pochi progressi fatti: il maggiore sul fronte degli Open Data, dove il nostro Paese migliora la propria posizione di 11 posti superando la media europea, oltre a una delle migliori performance in EU in campo e-Health, con il 24% dei cittadini che fa uso di servizi sanitari online (8° posto tra gli Stati membri, con una media europea del 18%).

L’Italia indietreggia di contro su molti altri fronti, scendendo al 26imo posto nella Connettività (dal 25esimo), al 25esimo sul Capitale umano (dal 24esimo) e al 20esimo sulla Integrazione delle tecnologie digitali (dal 20esimo). Nell’area Uso di internet restiamo addirittura al penultimo posto, e al 19esimo in quella dei Servizi pubblici digitali, che il rapporto della Commissione imputa alla ‘pessima usabilità dei nostri servizi pubblici digitali’. Il rapporto sottolinea quindi come la sfida principale per l’Italia sia rappresentata dalla carenza di competenze digitali, giudicando ancora insufficienti le misure e i provvedimenti pure adottati dal Governo italiano.

Sulla Connettività, il DESI 2018 mostra una disponibilità al 58% delle famiglie della banda ultra-larga a 100 Mbps (qui l’Italia è penultima con il 22%). Solo il 15% di queste ha però sottoscritto abbonamenti a 100 Mbps (solo il 5% in Italia). Il dato, raddoppiato negli ultimi due anni, è ancora lontano dall’obiettivo di un utilizzo da parte del 50% delle famiglie entro il 2020. Per la banda ad almeno 30 Mbps, la copertura è all’80% delle famiglie europee, con una diffusione del 33% (12% in Italia). Lontani anche qui gli obiettivi del 100% entro il 2020. Il numero di abbonati a reti mobili è cresciuto del 57% rispetto al 2013, e il 91% della popolazione UE oggi è servito da reti mobili 4G (86% per l’Italia).

Cresce lievemente l’uso dei Servizi internet, associato soprattutto alle videochiamate (46% degli utenti di internet in Europa, in trend positivo) e ai servizi di shopping, home banking e news. Per quanto concerne il Digitale nelle imprese, resta grande il gap tra grandi imprese e PMI: le prime registrano lievi progressi, soprattutto nella fatturazione elettronica (diffusa nel 18% delle imprese contro il 13% del 2013) e nell’utilizzo di social media per dialogare con clienti e partner (21% delle imprese contro il 15% del 2013). Tra le PMI europee, invece, solo il 17% vende online, e il numero è in stasi negli ultimi anni, e ben lontano dall’obiettivo del 33% da raggiungere entro il 2025.

Nei Servizi pubblici digitali, il 58% degli utenti internet ha trasmesso moduli alla PA per mezzo di canali online (era il 52% nel 2013, in Italia è il 30%), mentre la rilevazione sull’e-Health, nuova voce introdotta nell’edizione 2018, ha una percentuale pari solo al 18% di cittadini europei che fa uso di servizi sanitari online (24% in Italia). Stazionaria infine la situazione sul Capitale umano, con miglioramenti minimi dall’anno precedente: solo il 57% degli europei possiede le competenze digitali di base, vi è solo il 3,7% di specialisti ICT e solo il 19% di laureati STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).

Agenda Digitale DESI 2018 Commissione Europea

Nel complesso, Danimarca, Svezia, Finlandia e Paesi Bassi sono i Paesi che raggiungono il più alto punteggio nel DESI 2018, con valori simili in area digitale a quelli della Corea del Sud. Seguono Lussemburgo, Irlanda, Regno Unito, Belgio ed Estonia. I maggiori progressi, oltre i 15 punti, sono invece stati raggiunti da Irlanda, Cipro e Spagna. Cresce quindi il divario tra i Paesi primi nella classe del digitale e gli ultimi, segno di una politica europea che fatica ad essere organica, e che le politiche avviate dalla Commissione per la creazione di un unico grande mercato digitale stentano a dare gli effetti desiderati.

L’Italia ha i peggiori risultati, fanalino di coda della classifica con Bulgaria, Romania e Grecia, rimanendo pericolosamente indietro nella digitalizzazione. E’ quindi indispensabile una forte consapevolezza da parte della politica italiana sull’importanza di fare un salto strategico nel digitale. Con l’auspicio che il nuovo Governo ponga il digitale con tutte le sue declinazioni al centro del proprio piano d’azione.

Se Industria 4.0 si è focalizzata sull’implementazione delle tecnologie abilitanti, l’Industria 5.0 si estende ed abbraccia le problematiche socio-ecologiche.

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