Mercato unico digitale nei dati della Commissione EU
21/06/2017

La Commissione Europea ha pubblicato i risultati dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) 2017 che offre il quadro del mercato unico digitale in Europa. Si evince che, malgrado l’Europa abbia fatto progressi, resta un importante divario digitale tra i 28 Stati membri, dalla connettività alle competenze digitali, alla digitalizzazione di imprese e servizi pubblici. Nel suo complesso, l’UE migliora la propria prestazione digitale di 3 punti percentuali rispetto all’anno scorso, ma i progressi potrebbero essere più rapidi e variano da Stato a Stato.

Primi nella classifica digitale sono Danimarca, Finlandia, Svezia e Paesi Bassi, seguiti da Lussemburgo, Belgio, Regno Unito, Irlanda, Estonia e Austria. I primi tre Paesi sono in testa anche nella classifica mondiale, davanti a Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti. Slovacchia e Slovenia registrano i migliori progressi, mentre al di sotto della media UE ci sono ancora diversi Paesi, tra cui anche l’Italia, insieme a Polonia, Croazia, Grecia, Bulgaria e Romania (i profili per Paese sono disponibili online). Il 76% delle famiglie europee ha accesso alla banda larga ad alta velocità (almeno 30 Mbit/s), e i servizi mobili 4G coprono l’84% della popolazione. Il traffico internet cresce del 20% annuo, e del 40% quello su rete mobile. I progressi sono però ancora insufficienti a soddisfare le future richieste di rapidità, qualità e affidabilità dei collegamenti, e la Commissione ha già presentato una serie di iniziative strategiche per il mercato unico digitale.

indice DESI 2017 Commissione Europea

Aumentano gli esperti digitali, con un incremento nel numero di laureati in discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (19 laureati ogni 1.000 ventenni), ma il 44% dei cittadini europei continua a non possedere le competenze digitali di base, per utilizzare ad esempio la posta elettronica, strumenti di editing o installare nuovi dispositivi. Nel panorama delle imprese, le aziende europee impiegano sempre più tecnologie digitali, come software professionali per la condivisione elettronica di informazioni (dal 26% del 2013 al 36% nel 2015) o per inviare fatture elettroniche (10% nel 2013 e 18% nel 2016). Aumentato dal 14% del 2013 al 17% del 2016 è anche il numero di PMI che fa uso del commercio elettronico, con però meno della metà di queste che vende in un altro Stato membro.

Se Industria 4.0 si è focalizzata sull’implementazione delle tecnologie abilitanti, l’Industria 5.0 si estende ed abbraccia le problematiche socio-ecologiche.

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