Manifattura e Industria 4.0: non c’è più tempo da perdere
18/11/2020

Secondo un recente sondaggio di The Innovation Group su 140 aziende italiane, il 62% prevede una riduzione del fatturato per quest’anno dovuta all’emergenza COVID-19 e solo il 16% non teme alcun effetto negativo. La nuova fase vedrà l’industria italiana assumere un compito importante (riportare il Paese a crescere) in un contesto internazionale ancora più sfidante, in cui la digitalizzazione spinta dei processi, in ottica Industria 4.0, avrà un ruolo sempre maggiore.

Il lockdown ha spinto molte aziende, anche del settore industriale, ad adottare in modo diffuso le soluzioni digitali per continuare a operare, superando così in breve tempo sia il ritardo accumulato negli anni sul fronte del digitale, sia le resistenze culturali e i freni normalmente attribuiti a ristrettezze sul fronte dei budget. Basterà però questa crisi a far fare un’inversione di rotta alle tante imprese manifatturiere del paese, aiutandole a riconsiderare l’importanza degli investimenti in innovazione? Cosa ancora manca perché si realizzi il sogno di una manifattura moderna e aggiornata sugli ultimi trend dell’innovazione digitale?

Secondo i risultati della Digital Business Transformation Survey (condotta a gennaio 2020 da The Innovation Group su un campione di 145 aziende dei diversi settori), il settore industriale è stato finora poco impattato dalla trasformazione digitale in corso, molto meno che non altri settori. Alla domanda se “Nel suo settore è cambiato il modello di business come conseguenza della Digital Transformation”, l’84% delle imprese manifatturiere ha infatti risposto “Poco” o “Abbastanza”, quando la risposta sugli intervistati di tutti gli altri settori raggiungeva nella quasi metà dei casi punteggi molto più alti: “Molto” e “Moltissimo”.

Le aziende con attività industriali stanno facendo evolvere i propri modelli di business in modo da incorporare sempre di più aspetti come “product-as-a-service”, introduzione di cicli di innovazione continua, partecipazione a nuovi ecosistemi digitali. Questo porta sempre di più ad automatizzare, integrare, monitorare e migliorare continuamente risorse e processi, nell’ottica di una gestione proattiva delle attività produttive attraverso catene del valore sempre più estese, sfruttando il più possibile informazioni in real time per un’orchestrazione e un’ottimizzazione degli aspetti operativi.

In sostanza, questo è quello che comunemente si intende con i termini Smart Manufacturing, Industria 4.0, Connected Factory e Digital Manufacturing. Oggi nel mondo, dalle principali rilevazioni, emerge che circa il 76% delle aziende manifatturiere ha avviato una iniziativa di Smart Factory o è nella direzione di definirla a breve. Soltanto il 14% delle aziende è però soddisfatta dei risultati ottenuti e le best practice sono ancora di meno (6%). Ciò significa che sono pochi i Digital Master che possono affermare di aver raggiunto un livello avanzato nella digitalizzazione dei processi produttivi, sostenuto da una corretta visione, una completa governance e competenze avanzate dello staff.

In Italia, quello che la ricerca di TIG ha messo in luce è che in questo momento c’è ancora una situazione molto differenziata, con solo il 62% delle aziende manufatturiere che considera il tema dell’Industria 4.0 importante o molto importante.

Se Industria 4.0 si è focalizzata sull’implementazione delle tecnologie abilitanti, l’Industria 5.0 si estende ed abbraccia le problematiche socio-ecologiche.

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