Innovazione e digitalizzazione pilastri della nuova economia globale e sostenibile
23/08/2021

L’innovazione tecnologica e la digitalizzazione sono i pilastri per costruire la nuova economia globale e sostenibile: lo ha affermato Blake Moret, CEO di Rockwell Automation, in apertura dell’evento ‘Scenario, una conversazione globale sul Tissue’. Non è più sufficiente incrementare tecniche e tecnologie di produzione tradizionali ma diventa oggi indispensabile ripensare i processi di produzione per poter massimizzare la velocità, la flessibilità e il rendimento. Questa riflessione illustra due funzionalità essenziali per le gigafactory: i sistemi di trasporto intelligenti e il Digital Thread.

Nel corso di “Scenario”, evento organizzato dalla Rete Tissue Italy, è stato affrontato il tema “I driver chiave del consumo di massa post-Covid, tra innovazione e sostenibilità ambientale”. Sebastiano Barisoni, Vicedirettore Esecutivo di Radio 24 e giornalista economico del Sole24ore, ha affrontato la questione con tre keynote speaker di eccellenza, Joseph Stiglitz, economista e saggista statunitense premio Nobel per l’economia nel 2001, Luciano Floridi, docente di filosofia ed etica dell’Informazione all’Università di Oxford, e appunto Moret.

A turno ogni ospite, per la propria parte di competenza, ha fornito una risposta alla questione posta da Barisoni su quali siano le migliori pratiche post-Covid. Il professor Stiglitz ha offerto una visione economico finanziaria e promosso e comprovato come vincente la teoria del “fare tanto” piuttosto che “fare poco”. Dal professor Floridi è arrivata una lettura etica e sociale votata ad un approccio più profondo e globale di quello che definisce “green” a cui contrappone un “blue” che stimola l’uomo a riattivare la propria capacità di mettersi in discussione, a non fermarsi sulle proprie certezze e a ritornare “all’ingenuità” che fa generare idee inedite e innovative, auspicando l’applicazione di questo principio a ogni campo, anche quello sociale e politico.

Dedicato interamente all’innovazione l’intervento di Moret che ha illustrato come, ancora una volta, sia proprio l’evoluzione tecnologica l’elemento chiave del cambiamento, anche alla luce di valori e comportamenti derivati dall’esperienza pandemica, e di come ciò permetta di guardare con fiducia il futuro.
Ed è proprio introducendo una nota positiva che Moret inizia il suo speech sostenendo che siamo agli esordi o stiamo per entrare in un periodo di considerevole espansione economica che non viene assolutamente inficiata dalle diverse velocità secondo cui si stanno muovendo i vari Paesi.

È però essenziale focalizzare l’attenzione su alcuni elementi strutturali, quali la resilienza, l’agilità e la sostenibilità che, pur essendo già considerati prima della pandemia, non occupavano una posizione centrale e strategica come è risultato evidente durante la crisi.
Per ciò che concerne la resilienza, relativamente al ruolo della tecnologia e dell’expertise in ambito produttivo, Moret ritiene sia necessario sfruttarne a pieno le potenzialità e implementare maggiormente la gestione operativa da remoto, incentivare processi sviluppati da persone che non si trovano nello stesso luogo e non trascurare la cybersecurity.

Un altro elemento è rappresentato dall’agilità o, per essere maggiormente in linea con le tematiche dell’audience presente in sala, la flessibilità nella produzione di macchine, di processi e impianti. Questo elemento permette alle fabbriche di essere più versatili, un aspetto indispensabile poiché consente di convertire rapidamente la produzione in funzione di mutamenti di comportamenti e bisogni. Durante la pandemia si è ben ben visto come questa l’esigenza di flessibilità sia stata sentita quando è sorta la necessità di convertire e rimodernare velocemente anche intere linee per poter produrre ciò che era divenuto indispensabile.

E infine la sostenibilità con focus sull’ ottimizzazione dei consumi di energia e acqua e conseguente riduzione degli sprechi. Secondo Moret proprio l’elevata applicabilità nel tissue di queste best practice potrebbe trasformare le aziende che operano in questo settore nei portavoce più autorevoli. La tecnologia permette di trarre grande vantaggio dalla disponibilità dei dati. E’ possibile effettuare analisi e identificare opportunità per migliorare la propria efficienza, ridurre i fermo macchina grazie alla possibilità di implementare strategie di manutenzione preventiva e predittiva e accrescere l’affidabilità globale di macchine e impianti.

Nella produzione, e l’ambito tissue non fa eccezione, ciò che si cerca assolutamente di minimizzare attraverso modalità operative più sostenibili è proprio la perdita derivante dal guasto di un componente durante la produzione oppure per un processo non svolto nella sua forma corretta. Tutto ciò si applica anche alle operation di Rockwell Automation dove esiste un forte impegno per renderle carbon neutral, con emissioni scope 1 e scope 2 entro i prossimi dieci 10 anni. Secondo Moret è necessario che tutte le aziende si pongano questi obiettivi, verificando attentamente anche le proprie supply chain con un’ottica di trasparenza globale in quanto tutti operano all’interno di un ecosistema che deve essere integralmente proiettato verso un futuro sostenibile.

Tutto ciò pone il tema della cybersecurity al centro dell’attenzione. Per Blake Moret essere resilienti significa considerare la possibilità di minacce alla propria sicurezza informatica. Se si guarda al numero di attacchi o di tentativi e ai test di vulnerabilità, oggi, ci sono le stesse opportunità di attacco per le grandi e le piccole, aziende produttive, oppure per quelle che operano nell’ IT. Oltre alle minacce ai sistemi IT, vanno anche considerate quelle più specializzate che colpiscono le operation e quindi le macchine del tissue e le altre linee di supporto, il converting e così via. Vanno quindi presi in considerazione diversi livelli di sfida.

Rockwell Automation, ad esempio, è in grado di supportare i propri clienti con un approccio di difesa in profondità che parte dalla verifica della resilienza dei dispositivi a bordo rete fino al controllo della rete per essere avere la certezza che sia messa in atto la corretta segmentazione. Proteggere i dati significa però anche avere la certezza che essi vengano utilizzati solo con il consenso e per ciò che è consentito dagli utilizzatori e soprattutto per conseguire obiettivi aziendali. Tuttavia è sempre molto difficile verificare gli aspetti di sicurezza più interni all’azienda come la verifica completa di quale software viene utilizzato nelle operation o delle persone che ne hanno accesso. Il rischio interno resta è un elemento importante e critico, con un approccio di difesa in profondità è possibile limitarlo e arrivare a soddisfare target di resilienza. Ma come detto sussistono ancora dei limiti e che rendono questo, un problema di oggi, domani e forse del futuro.

Qui la registrazione dell’evento

Se Industria 4.0 si è focalizzata sull’implementazione delle tecnologie abilitanti, l’Industria 5.0 si estende ed abbraccia le problematiche socio-ecologiche.

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