Finanza alternativa per le pmi, 1,2 miliardi di fondi
06/12/2018
finanza alternativa crowdfunding minibond

I canali della finanza alternativa alle banche sono in crescita in Italia, con risorse che nei primi sei mesi del 2018 hanno superato i 1,2 miliardi di euro. Un totale che cresce a quasi 3,6 miliardi, se si sommano anche le risorse stanziate lo scorso anno. A rivelarlo sono i dati del Quaderno di ricerca La finanza alternativa per le pmi presentato dal Politecnico di Milano, che hanno censito una serie di strumenti, dai mini-bond alle Ico (initial coin offerings, collocamenti di token digitali sul web legati alla tecnologia blockchain), al crowdfunding, invoice trading e direct lending e fino a private equity e venture capital.

Le cifre, seppure ancora modeste se confrontate alle risorse erogate tramite il canale bancario, mostrano però anche nel nostro Paese un settore vivace e in crescita costante. I mini-bond, dopo una timida fase iniziale, sembrano essere decollati e in un anno hanno fatto affluire nelle casse degli emittenti 331 milioni di euro. Notevole è stato quindi l’apporto dell’invoice trading, ovvero lo smobilizzo di fatture commerciali attraverso piattaforme web, pari a 448 milioni. Qui, l’Italia tiene testa e addirittura primeggia in Europa, anche al colmo favorita dal mal costume italiano di ritardare i tempi di pagamento delle fatture commerciali, 56 giorni in media nel B2B e 104 giorni nella PA.

finanza alternativa Politecnico di Milano

Mini-bond e invoice trading hanno quindi rappresentato rispettivamente il 51 e il 16% dei finanziamenti alternativi erogati negli ultimi 18 mesi, crescendo sul mondo del private equity e del venture capital (22%), che in passato deteneva quasi l’esclusiva tra le forme di credito alternativo alle imprese. Poco valgono ancora le altre forme, il crowdfunding nelle sue varie declinazioni (equity e reward-based crowdfunding e social lending), Ico e direct lending, che mostrano però tassi di crescita e prospettive decisamente interessanti.

Si evince infine come gli strumenti di credito alternativi al canale bancario siano poco conosciuti dalle aziende, con un gap culturale che frena le pmi italiane nella ricerca di supporto finanziario: anche se i numeri sono in continuo aumento, infatti nell’ultimo anno e mezzo sono state circa 1.800 le imprese che hanno fatto accesso a finanziamenti alternativi, una quota che corrisponde al solo 1% del totale delle pmi italiane che potenzialmente vi potrebbe attingere.

Se Industria 4.0 si è focalizzata sull’implementazione delle tecnologie abilitanti, l’Industria 5.0 si estende ed abbraccia le problematiche socio-ecologiche.

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