Beni strumentali, positive le previsioni 2023 di Federmacchine
11/01/2023

Il fatturato dell’industria italiana costruttrice di beni strumentali è cresciuto nel 2022 a 54.106 milioni di euro nei dati relativi alla rilevazione effettuata dal Gruppo statistiche di Federmacchine, con una crescita del +8,1% sul 2021.

Determinante per il risultato è stato l’andamento delle consegne sul mercato interno, salite a 19.733 milioni di euro (+14,7% sul 2021), mentre l’export è cresciuto del 4,7%, a quota 34.373 milioni. Particolarmente vivace è stato il consumo italiano di macchinari, anche grazie agli incentivi 4.0, in crescita del 17,9% raggiungendo il valore di 31.688 milioni di euro, trainando anche l’import, cresciuto del 23,5% a 11.955 milioni di euro.

Il trend positivo dovrebbe quindi proseguire anche nel 2023, sebbene a ritmi più contenuti a causa dell’incertezza che caratterizza l’intero scenario internazionale: il fatturato crescerà nel nuovo anno a 55.861 milioni di euro, +3,2% rispetto al 2022, mentre l’export è atteso in crescita del +3%, a un valore di 35.395 milioni di euro. Le consegne interne dovrebbero salire a 20.466 milioni di euro, in aumento del +3,7% sul valore registrato nel 2022. Salirà infine anche la domanda interna, con una crescita del +3,1%, attestandosi a quota 32.679 milioni di euro.

“Il 2022 è stato un anno positivo per l’industria italiana del bene strumentale intesa nel suo complesso – commenta Giuseppe Lesce, presidente Federmacchine -. Il comparto ha infatti raggiunto livelli di fatturato e consumo mai registrati prima e nel 2023 il trend dovrebbe proseguire, seppure a ritmo più contenuto. Le aziende hanno infatti portafogli ordini davvero ricchi e, nonostante le problematiche con cui tutti noi dobbiamo confrontarci, quali mancanza di componenti elettriche e elettroniche, caro energia e incertezza determinata dal conflitto tra Russia e Ucraina che ancora non si arresta, ci aspettiamo ancora mesi di crescita”.

“La mancanza di componenti ha, almeno in parte, ridotto il fatturato 2022 e oggi rischia di complicare l’attività delle nostre aziende anche per i prossimi mesi – prosegue il presidente -. Molte aziende hanno, infatti, i magazzini pieni in attesa di ricevere le parti mancanti per completare la costruzione dei macchinari già praticamente pronti e consegnarli ai clienti. Anche per questo accogliamo con favore la proposta fatta dalla maggioranza di governo, e che dovrà essere poi discussa in Parlamento, di prevedere nella Legge di Bilancio 2023 lo spostamento, dal 30 giugno 2023 al 31 dicembre 2023, del termine di consegna dei macchinari e delle tecnologie ordinate entro fine 2022 e per le quali è stato versato acconto del 20%”.

“Infine – conclude Lesce – auspichiamo che l’Europa dia il via libera all’utilizzo da parte dell’Italia, dei fondi non spesi previsti dal PNRR per il 2022 e destinati ai provvedimenti 4.0. Con queste risorse potrebbe infatti essere finanziato (anche) il mantenimento delle aliquote al 40% del credito di imposta per gli investimenti in nuove tecnologie di produzione, così da sostenere il mercato domestico ancora particolarmente vivace. Il dimezzamento previsto dell’aliquota, che senza interventi, a gennaio 2023, passerà dal 40% al 20%, potrebbe congelare la domanda interna, bloccando di fatto il processo di svecchiamento e transizione digitale ora nel pieno del suo dispiegamento. Un rischio, questo, che non possiamo assolutamente correre”.

Se Industria 4.0 si è focalizzata sull’implementazione delle tecnologie abilitanti, l’Industria 5.0 si estende ed abbraccia le problematiche socio-ecologiche.

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