ITALIA 4.0
29 ITALIA 4.0 2022 riguardanti l’alimentazione e l’agricoltura che erano il sovra utilizzo delle risorse. Ci si è resi conto che 2/3 della produzione agricola mon- diale viene utilizzata per la produzione ineffi- ciente di carne e prodotti zootecnici. E ci siamo anche accorti, purtroppo, che ormai la presenza di persone sovrappeso aveva più che doppiato le persone sottonutrite”. Davanti a queste sfi- de, Barilla ha deciso di intraprendere un percor- so di sostenibilità all’interno delle proprie filiere e all’interno delle proprie produzioni, dai pro- pri stabilimenti fino ai propri fornitori. “E nel farlo - spiega Michele Zerbini - la cosa più sor- prendente di tutte è che pur parlando di attivi- tà decennali o anche secolari o millenarie, come nel caso l’agricoltura, c’è il ruolo fondamentale dei dati e della digitalizzazione. Tanti dati asso- lutamente non supervisionati e non utilizzati. E con nostra sorpresa abbiamo visto che attra- verso l’utilizzo di questi dati abbiamo potuto efficientare tutta la nostra produzione. In pri- mis, la parte più facile che è la parte industriale, andando a migliorare quella che è l’impatto e l’impronta ecologica di tutti i nostri processi co- me cogenerazione, analisi degli sprechi, analisi delle emissioni dei vari macchinari in modo ta- le da efficientarli. E poi andando ad attaccare la fase più impattante nella produzione di uno dei nostri prodotti, che sia un biscotto, che sia la pasta, che sia una merendina, che sia una torta, che sia un sugo. La parte della filiera agricola”. La parte della filiera agricola probabilmente è una delle principali risorse di dati, ed è una del- le principali aree di efficientamento a livello di attività produttive in giro per il mondo. Secon- do Zerbini nella filiera agricola ci sono enormi possibilità di migliorare l’impatto ecologico ed è stato fatto mediante strumenti digitali prima di tutto per analizzare questi dati e le attività e quindi capire come migliorarle. “Non rivoluzio- narle - sottolinea - ma come farle meglio. An- che perché poi negli ultimi anni abbiamo dovu- to fronteggiare il cambiamento climatico e altri problemi come guerre e pandemie che hanno messo a rischio la filiera agroalimentare in tutto il mondo. La presenza di dati e la possibilità di supervisionare e fare meglio quello che già ab- biamo fatto per migliaia di anni in agricoltura è fondamentale per quello che riguarda le nostre produzioni”. L’approccio green dell’IT L’approccio virtuoso di Aruba è spiegato da Giorgio Girelli, general manager di Aruba En- terprise e SEO di Aruba PEC. “Siamo passati dal 33 al 45% di impatto per la parte di data center in 10 anni. Aruba 10 anni fa praticamente ave- va un data center e stava costruendo il secondo. Adesso ne abbiamo 6 solo sul territorio italiano. Questo trend fa comprendere quanto azien- de energivore debbano sentirsi responsabili di questo impatto”. E qual è l’approccio di Aruba? “Noi forniamo servizi in tempo reale, se si ferma Aruba o i DNS di Aruba di fatto si ferma Inter- net in Italia. Quindi è un’energivora molto par- ticolare. Il tema della sostenibilità è un tema che sentiamo veramente nostro”. Oggi l’approccio dell’azienda è quello di diventare un attore at- tivo. “Siamo, ad esempio, nel board del Climate Neutral Data Centre Pact, aderiamo al codice di condotta DNSH (Do No Significant Harm) nel PNRR, oltre a una serie di altre certificazioni che riguardano l’ambiente per cercare di compren- dere e di imparare da ogni singolo regolamento un qualcosa in più - afferma - e questo ci porta a cercare di realizzare dei data center che effet- tivamente abbiano un minor impatto. Ciò signi- fica che dal momento in cui partiamo, dal prato verde fino a quando si erogano i servizi, tutti gli strati devono cercare di essere ottimizzati”. E ottimizzati come? “Cercando di trovare le tec- nologie più adatte, tenendo presente anche che cosa può offrire il territorio, che siano allo stato dell’arte e che abbiano il minor impatto possibile”. Oltre ad avere la certificazione green dell’energia che è proveniente da fonti rinnova- bili, Aruba ha fatto di più. “Abbiamo cercato di sfruttare tutte le risorse del territorio. Una del- le caratteristiche, ad esempio, del Global data center campus di Ponte San Pietro è la presen- za di una centrale idroelettrica. Dove possiamo mettiamo il fotovoltaico. Nel solo data center A di ponte San Pietro abbiamo un nominale di 2,4 megawatt. In realtà il picco è stato 1,8/1,9 quest’anno, che è un qualcosa di estremamente rilevante. A Roma, dove stiamo costruendo un nuovo data center, metteremo impianti foto- voltaici anche su tre facciate, non solo sul tetto. Dunque, autoproduzione di energia fotovoltai- ca e dotazione di sistemi di raffreddamento ad efficienza ottimizzata”. @anto_pelle
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