ITALIA 4.0_2021

22 ITALIA 4.0 2021 di Stefano Belviolandi IfondidelPNRRpotrebberoaiutareilsistemaeconomicoitalianoarisorgeremadasolinon bastano.Servechetuttalamacchinasimettainmoto:dallescuoleaicentridiformazione,dalle istituzionipubblichealleimpresestesse.Eccoipuntisucuiriflettere N on c’è ecosostenibilità senza digita- lizzazione e viceversa. Se vero che il tema del digitale rappresenta il fil rouge che lega i sei capitoli o pilastri del PNRR, allora è altrettanto vera l’affermazione che ve- de la trasformazione digitale del nostro paese come basilare per ‘gareggiare’ sul fronte eu- ropeo e, ancora più in grande, mondiale. Già, perché l’indice Desi parla chiaro: l’Italia, a livello europeo, è quasi fanalino di coda per quanto ri- guarda la digitalizzazione. Si salva, tra gli altri, il comparto della meccanica che vede il nostro paese in posizione di leadership, segno che tutti gli sforzi che hanno compiuto le aziende, negli anni, a sostegno dei vari piani Industria 4.0 han- no sortito effetti positivi. Luci e ombre sullo scenario digitale Fabrizio Guelpa, responsabile Servizio Industry & Banking Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ha commentato alcuni scenari che sono emer- si dall’ultimo indice Desi e dalle ultime rileva- zioni Istat sulla nostra economia, sul livello di digitalizzazione, per settori, a confronto con i principali Paesi confinanti, in testa la Germa- nia. Se l’Italia si colloca avanti a tutti sul fronte dell’e-business, che ha recepito bene i concetti di digitale, non si può dire lo stesso per capita- le umano e servizi pubblici che hanno ricevuto solo una timida scossa. Oggi si è acceso un faro sul PNRR e sulla speranza che possa smuoversi ciò che per molti anni è rimasto ingessato: l’in- novazione dell’offerta, i grandi investimenti pubblici e le competenze. La pensa così Enrico Pisino, CEO del Competence Industry Manufac- turing 4.0, intervenuto nell’ottobre 2021 al Di- gital Italy 2021 organizzato da The Innovation Group. “Serve un piano che possa finalmente permettere all’Italia di agire con discontinuità rispetto al passato. Ciò che è emerso dall’analisi degli indici Desi e Istat è un quadro preoccupan- te, se lo guardiamo dal punto di vista della com- petitività, ma è ancora più critico se lo guardia- mo in relazione agli investimenti pubblici degli ultimi vent’anni: siamo rimasti al palo sul fronte dell’offerta e dell’innovazione. Il PNRR può es- sere la leva per recuperare questo gap, pensia- mo solo che l’ultimo piano degli investimenti pubblici sui trasporti risale a 15 anni fa”. La ripartenza necessita di un Sistema Paese

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