Italia 4.0 2020
30 ITALIA 4.0 2020 Il gender gap all’inizio non sembrava sfiorarla, almeno fino alla seconda maternità. A quel punto, nonostante la sua competenza, l’azienda l’ha fat- ta sentire come un corpo estraneo. È stato il primo campanello d’allarme che l’ha portata a cambiare azienda (anche questa una multinazionale). Ma la vera svolta, la sua seconda vita professionale (come ama definirla lei stessa) si è realizzata con la scoperta di realtà più piccole, di start up tec- nologicamente molto innovative: “In questi contesti giovani, essere donna non costituiva un problema: anzi io stessa sono diventata mentore di gio- vani e di donne”. Un’isola felice, dun- que, la sua, in cui il gender gap non ha attecchito? Non proprio. “Quando è partita l’evoluzione digitale – am- mette infatti - ho pensato fosse tutto più semplice, ma oggi mi rendo conto che il digitale è visto spesso come una barriera. E che, in quanto tale, spa- venta. E non solo donne della mia ge- nerazione, ma anche mamme più gio- vani che ahimè non riescono a dare alle figlie la spinta necessaria a fare il salto. Ecco quindi il permanere, anche nelle giovanissime, di stereotipi pre- giudiziali come: ‘non sono in grado’, ‘la tecnologia non fa per me’, ‘non ca- pisco la matematica’. Dobbiamo vin- cere questo ostacolo, sottolineando come queste materie siano “unisex” e assolutamente fondamentali per ave- re chance nel mondo del lavoro”. rinunciano non ritenendosi in grado di affrontare percorsi erroneamente classificati come maschili. A frenar- le è una cultura obsoleta che conti- nua a trasmettere un messaggio non competitivo e non meritocratico”. Le tecnologie 4.0, al contrario, rendono autonome e consentono di esprimere competenze, di avere rappresentanza e di svolgere ruoli importanti: è con questo mantra che Darya fonda la sua community donne 4.0. L’obiettivo? “Concretizzare ed ‘esplodere’ la con- sapevolezza femminile”. Perché non è giusto che oggi la quota di donne coinvolte nell’AI si ferma a un ‘fra- gile’ 18%: “stiamo creando anche in quest’ambito un ‘twin’ del mondo re- ale: e non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo portare sensibilità e intelli- genza femminile nel business e nella leadership”. E il mondo delle tecno- logie abilitanti è lì che aspetta: le la- cune del passato sono state superate, oggi abbiamo una gran mole di dati e un’elevata potenza di calcolo. C’è molto lavoro, si aprono nuovi sce- nari e il tempo gioca a favore: il mo- mento delle donne è ora. E loro de- vono esserci, perché servono approcci multidisciplinari e inclusivi che accol- gano i vari punti di vista diversi. “In questa fase di innovazione siamo an- cora agli albori e per questo diventa fondamentale coinvolgere le donne nella scelta dei dati e nella realizzazio- ne dei paradigmi”. Barriere culturali Che il mondo delle tecnologie abili- tanti sia potenzialmente una fucina di talenti lo condivide in pieno anche Lorna Vatta, Direttrice Esecutiva del Competence Center Artes4.0. Pecca- to però che in questo settore il tema delle quote femminili sia un disastro. In Italia più che altrove, anche per via del retaggio culturale, meno prag- matico rispetto a quello degli USA o della Cina. “Di recente ho collabora- to con Deloitte - spiega Vatta- che ha regole molto stringenti sulle quote, e ho visto con i miei occhi come l’uffi- cio personale faccia l’impossibile per trovare figure femminili adatte, lau- reate in materie tecniche, da intro- durre e formare internamente”. Una carenza di professionalità che spinge oggi Artes4.0 a puntare moltissimo sulla formazione e ad ‘attirare’ il più possibile l’universo femminile nei cor- si su Industria 4.0. “Stiamo facendo del nostro meglio per coinvolgere le donne, agendo sui 127 soci e adope- randoci perché diventino essi stessi veicolo di questa filosofia presso le aziende: dare maggior spazio alla for- mazione, estendendola a quante più donne possibile”. Formazione scien- tifica coronata da una laurea in inge- gneria gestionale e da stage ed MBA in USA e UK, Lorna – per sua stessa ammissione – non si è mai posta li- miti, ricoprendo ruoli apicali all’in- terno di due grandi multinazionali.
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