Italia 4.0 2020

13 ITALIA 4.0 2020 Marco Taisch è professore di Advanced and Sustainable Manufacturing presso il Politecnico di Milano : “Non credo che con il piano Industria 4.0 sia cambiato il modo di fare ricerca: molte tecnologie sono state sviluppate in passato”. Giorgio De Pasquale è professore di Costruzione di Macchine presso il Politecnico di Torino : “Con questa tecnologia (IoT, ndr), in qualche misura, intendiamo ampliare le potenzialità e la scala del tradizionale concetto di monitoraggio strutturale”. Paolo Dario è docente di biorobotica alla Scuola Superiore S. Anna di Pisa: “Le imprese hanno innovato grazie agli incentivi fiscali, acquistando nuove attrezzature ma l’altro elemento, indiretto e distintivo, sono stati i progetti di innovazione che hanno sdoganato l’aspetto generazionale rompendo quel muro che si era costruito tra industria e università”. Arash Ajoudani è coordinatore di Human-Robot Interfaces and physical Interaction lab di Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) : “Con il piano Industria 4.0 siamo ora in grado di creare sistemi consapevoli che, attraverso la raccolta e l’analisi dei dati, spieghino all’azienda dove fare meglio”. I PROTAGONISTI centrato di tecnologia, di intelligenza, di autonomia e di risparmio energetico! Solo 10 anni fa questi aspetti non erano considerati. C’è stata un’accelerazione su questo fronte, così come sul fronte dei nuovi materiali, come il grafene o i polimeri, ma sono cambiate anche le in- telligenze che salgono a bordo degli og- getti che ci circondano: dalle automobili agli smartphone, per esempio. Tutte le novità del prossimo futuro guideranno la ricerca a una sempre maggiore sofi- sticazione e attenzione ad aspetti a cui nessuno pensava”, afferma Dario. Giovani e scuole, volàno per le industrie Ma chi c’è al centro di tutto? La figu- ra umana che chiede sempre più chia- rezza e trasparenza nella tecnologia. Quindi cosa fa l’industria di oggi? Ha capito che da sola non può farcela per- ché ha bisogno di competenze. I para- metri della ricerca sono cambiati grazie alla tecnologia che avanza e, dato che nessuna azienda può farne a meno, chiede aiuto ai giovani appena usciti dalle scuole o alle istituzioni scolastiche stesse che, secondo Dario, hanno rico- minciato ad avvicinarsi al mondo indu- striale e sono un bacino importante di competenze. “Oggi le industrie chie- dono persone capaci di fare innova- zione ma non hanno gli strumenti o le capacità che possono, invece, fornire le università, i centri di ricerca o le scuole professionali. Le imprese sono sempre più in competizione tra loro ma l’ago della bilancia non è più solo il prezzo ma la qualità e questa la si acquisisce solo con l’innovazione. Ma chi fa in- novazione? Non di certo le macchine – spiega Dario – sono le persone. Ecco, quindi, che le imprese si sono riavvici- nate al mondo scolastico per studiare e portare al loro interno le nuove idee”. Quello che spiega il professor Dario è uno spasmodico bisogno di competen- ze, all’interno delle moderne industrie le quali, per questo, vanno a bussare alle porte del sistema scolastico che, non solo apre loro la porta, ma entra a pieno titolo nei processi innovativi del- le imprese stesse. Le università e gli isti- tuti tecnici superiori hanno abbracciato l’ipotesi di lavorare a stretto contatto e, negli ultimi 20 anni, questo rapporto è andato sempre più migliorando. Negli ultimi 4 anni, dal varo del primo piano Industria 4.0, questa collaborazione è accelerata? “Le imprese hanno inno- vato grazie agli incentivi fiscali, acqui- stando nuove attrezzature e macchine, ma l’altro elemento, indiretto e distin- tivo, sono stati i progetti di innovazio- ne che hanno sdoganato l’aspetto ge- nerazionale rompendo quel muro che si era costruito tra industria e universi- tà. Basti pensare a quanti ex studenti, ora manager, ritornano in aula sia per apprendere cose nuove sia per collabo- rare alle ricerche in ambito universita- rio. Anni fa non era così: una volta lau- reati o diplomati gli ex studenti non vi facevano più ritorno”. Tra ricerca e industria, il trasferimento Ma siamo proprio sicuri che la modalità di fare ricerca, dopo l’introduzione del piano Industria 4.0, sia davvero cambia- ta oppure è cambiato il modo di fruire dei risultati della ricerca stessa? Marco Taisch, professore di Advanced and Su- stainable Manufacturing, Politecnico di Milano – School of Management Ma- nufacturing Group, Chairman Scienti- fico del World Manufacturing Forum e Presidente di Made, Competence Cen- ter su Industria 4.0, fa una distinzione e chiarisce che il “Piano Industria 4.0 ha lavorato sui meccanismi di aumento del trasferimento tecnologico alle imprese. L’iperammortamento o il credito d’im- posta sull’acquisto di un macchinario connesso non sono ricerca, ma un aiu- to alle aziende affinché acquistino una tecnologia di ultima generazione”. Taisch fa quindi un distinguo: da un lato il mondo della ricerca e dell’inno- vazione, dall’altra il mondo del trasfe- rimento tecnologico. “Non credo che con il piano Industria 4.0 sia cambiato il modo di fare ricerca: molte tecnologie che caratterizzano l’industria 4.0 sono

RkJQdWJsaXNoZXIy MTg0NzE=