Italia 4.0 2019
37 ITALIA 4.0 2019 altre aziende in modo da valorizzare reciprocamente i materiali. Ma in che misura le aziende italiane stanno concretamente attuando que- ste opportunità? Dalle ricerche effettuate dall’Istituto Sant’Anna emerge che più del 40% di esse ha introdotto imballaggi compo- sti integralmente da materiale ricicla- to. Inoltre risulta che un’azienda su 3 offre sul mercato prodotti riciclabili per oltre il 70% e che poco meno di un terzo delle aziende fornisce infor- mazioni sulla corretta destinazione a fine vita dei propri prodotti. Scende al 25% la quota di aziende che hanno implementato azioni per incrementa- re la vita utile del proprio prodotto tramite, ad esempio, la progettazione di componenti modulari facilmente smontabili (e quindi con ricambi più agevolmente reperibili). Infine oltre il 30% del campione og- gi ha già attuato iniziative nella fase di design e di progettazione del pro- dotto volte ad ottimizzare l’utilizzo di imballaggio (ad esempio minimiz- zando gli spazi vuoti nel prodotto confezionato). Pro e contro Quante sono oggi le aziende che han- no radicalmente improntato la pro- pria attività ai principi dell’economia circolare? Per dare una risposta al quesito, lo studio del Sant’Anna individua 5 clu- ster sulla base di precisi standard: lo zoccolo duro è ancora costituito dalle Aziende ‘vecchia maniera’, quelle li- neari che costituiscono il 41,6%. Con- sistente (24%) anche il numero delle ‘Informers’, che utilizzano l’economia circolare essenzialmente come leva competitiva della propria comunica- zione aziendale, ma non vanno oltre. Il restante 34%, invece, è appannag- gio di aziende più innovative e aperte alla circolarità: le ‘Circular designers’ (15,6%) particolarmente attive per quanto attiene alle fasi di design, produzione e consumo; le ‘Housekee- pers’ (10,6%), che ottengono le per- formances migliori nella produzione e nella logistica e - infine - le ‘Circular Champions’ (8,2%) virtuose in tutte le cinque fasi. Le aziende che stentano ad entrare nel meccanismo virtuoso. Invece, addita- no come deterrenti principali (60%) la mancanza di incentivi e gli elevati costi di investimento. Chiara, quindi, l’esi- genza di accelerare il ciclo economico del pay back. In caso contrario l’investi- mento iniziale non è sostenibile. O al- meno il timore diffuso è che non lo sia. A proposito di Simbiosi industriale KME Italy, attiva nell’ambito delle cuproleghe, già da anni ha raggiunto un recupero materico del 75%. Decisamente meno buona, però, la sua posizione sul fronte energetico; azienda fortemente energivora si è trovata allora davanti a un dubbio amletico: come restare sul mercato, adottando però un’impostazione circolare anche sul piano dell’approvvigionamento di energia? La soluzione è stata quella di ricorrere agli scarti (ad elevato potere energetico) di un’azienda limitrofa che recupera carta da macero. Dalla simbiosi industriale di due circolarità imperfette è nata, dunque, la soluzione.
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