Sostenibilità e miglior qualità della vita col lavoro agile
09/02/2018
smart working Osservatorio PoliMi

Dopo aver dato uno sguardo ai dati relativi alla crescita dello smart working in Italia, contenuti nell’Osservatorio sullo Smart working del Politecnico di Milano, proseguiamo dando uno sguardo alla qualità del lavoro svolto in modalità agile nel nostro Paese. Secondo il rapporto, soltanto l’1% degli smart worker si ritiene insoddisfatto della propria mansione, contro il 17% dei dipendenti tradizionali. Uno smart worker su due si dice addirittura ‘pienamente soddisfatto’ delle modalità di organizzazione del proprio lavoro contro il 22% degli altri. Inoltre, i lavoratori agili hanno una maggiore propensione a collaborare efficientemente esercitando una leadership.

Oltre all’incremento dell’efficienza e della produttività nelle aziende, un altro grande vantaggio dato dal lavoro agile per i dipendenti è quello di ridurre tempi e costi di trasferimenti casa-ufficio, migliorando il cosiddetto ‘work-life balance’ (equilibrio tra vita privata e lavoro). In media uno smart worker risparmia ogni giorno circa 60 minuti di spostamenti. Si può pertanto calcolare che un lavoratore, facendo ricorso al lavoro agile una sola volta a settimana, avrebbe una diminuzione di circa 40 ore all’anno per la mobilità. Un bel risparmio anche dal punto di vista ambientale: l’Osservatorio stima una riduzione di emissioni pari a 135 kg di anidride carbonica all’anno per ogni smart worker.

smart working qualità lavoro infografica PoliMi

La disponibilità di tecnologia per poter lavorare da remoto è infine una condizione necessaria per abilitare il ricorso allo smart working. La stragrande maggioranza delle aziende di grandi dimensioni – indipendentemente dal fatto che preveda questa modalità di svolgimento del lavoro – è già attrezzata: il 95% del campione consente l’accessibilità da diversi device e da remoto; l’82% ha implementato business app per lo svolgimento delle mansioni. Ancora da sviluppare è invece il tema delle workspace technology, che consentono un utilizzo più flessibile degli ambienti, agevolando il lavoro in mobilità all’interno delle sedi aziendali.

Fiorella Crespi, direttore dell’Osservatorio Smart working, evidenzia come “ci sia ancora molto da fare per rendere lo smart working un’occasione di cambiamento profondo della cultura organizzativa. Occorre pensare a modalità di lavoro innovative anche per la maggioranza dei lavoratori esclusi, soprattutto nelle PMI e nelle pubbliche amministrazioni, dove, nonostante gli apprezzabili sforzi a livello normativo, la diffusione di questa tipologia di lavoro è tutt’altro che incoraggiante. Le azioni di sistema portano a sperare a un cambio di passo per il 2018, in cui lo smart working possa rivelarsi un’occasione di rilancio per tanti lavoratori”.

Se Industria 4.0 si è focalizzata sull’implementazione delle tecnologie abilitanti, l’Industria 5.0 si estende ed abbraccia le problematiche socio-ecologiche.

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