La roadmap per la digital transformation in Parmalat segue linee direttive già ben delineate, come illustra Daniele Ferrari, responsabile Automazione industriale di Parmalat Italia. Interconnessione per aumentare l’efficienza sulle linee di produzione, separazione operativa delle utenze di produzione da quelle IT e divisione del traffico dati tra impianti di processo e attività accessorie. Creazione di una server farm negli stabilimenti di Collecchio e Roma, con installazione di un’architettura FX2 di Dell per virtualizzare tutte le applicazioni server degli stabilimenti, centralizzando i dati e riducendo i costi di manutenzione del server. E in prospettiva la creazione di una azienda estesa che colleghi ogni anello della catena del valore, dalle fattorie alle macchine che sigillano il prodotto finito.
Sono i punti salienti della Parmalat Industrial Network, P.I.N., progetto per l’innovazione digitale avviato da qualche anno dalla società, attualmente in fase di sviluppo e che coinvolge tutti e 9 gli stabilimenti italiani per un totale di 40 linee di produzione. “Il progetto è stato implementato e viene gestito interamente dalla nostra struttura di ingegneria interna – spiega Ferrari -, con lo scopo di rendere logicamente isolata e fisicamente sicura la porzione industriale del nostro business. Cisco è un nostro partner perché la totalità della nostra architettura di rete è sviluppata con i loro sistemi”. Il progetto di innovazione tecnologica, spiega quindi Ferrari, è soprattutto un progetto di crescita delle persone, in quanto la tecnologia deve essere uno strumento e non un fine. Strumento che supporti una migliore produzione, con tempi ridotti e costi inferiori, per ottimizzare l’attuale modello di business.
“Prossimo passo sarà lo sviluppo di un sistema di supervisione e controllo degli accessi su rete industriale – spiega quindi il responsabile -, con gestione dei sistemi che permettono l’identificazione degli accessi da remoto, affinché un utente tramite unico account di ingresso possa entrare in tutte le utenze a lui assegnate, indipendentemente dalla gestione utenti delle singole unità”. E’ inoltre in progetto un sistema di registrazione video delle operazioni, per tenere traccia da remoto degli interventi sui macchinari per supervisione degli impianti di processo per trasformazione e confezionamento del latte.
La tracciabilità in tempo reale dell’intera filiera produttiva è quindi un obiettivo a lungo termine, senza ancora obiettivi temporali definiti. “Tecnicamente a livello di infrastruttura siamo già predisposti per l’estensione della rete industriale fino ai fornitori, i punti di raccolta delle materie prime – continua Ferrari -, con progetti Betatest pronti nel cassetto. Ma non è un obiettivo primario, al momento, e serviranno tempo, soldi e soprattutto un cambio culturale in tutta la filiera. Estendere digitalmente l’azienda fino alla mungitura, primo anello della nostra filiera, sarebbe davvero un passo epocale”.
Infine, l’impiego di realtà virtuale e aumentata sono previsti in altri progetti Beta in corso, in collaborazione con le Università di Parma e Reggio Calabria. Questi mirano a guidare l’operatore nell’interazione uomo-macchina, per accompagnarlo nelle operazioni affinché siano il più possibile in linea con le procedure di food safety governance e semplificando la tracciabilità. Sul fronte big data, l’azienda ha quindi la priorità di controllare l’inutile ridondanza dei dati, aumentata da sistemi software che fanno le stesse cose e dai dati generati da tutti i dispositivi in uso, dati non tutti utili. Per non perdere di vista il focus aziendale occorre pertanto capire bene cosa farne: “Per questo, servono prima di tutto competenze trasversali – conclude Ferrari – che possano unire chi sa come migliorare i processi aziendali e chi sa interpretare i dati per poterlo fare. Ad oggi, nel nostro settore, si fatica a trovare figure professionali in possesso delle skill per entrambe le capacità”.
La peculiarità del core business aziendale induce infine a un certo scetticismo per il cloud, in quanto se alcuni dati possono essere messi ovunque, altri, in sostanza il ‘libro delle ricette’ dell’azienda, è prioritario che restino protetti all’interno dell’azienda. Esigenza che se pure ha un costo, è sentita come una necessità inderogabile in Parmalat.