Esoscheletri indossabili per operai-robot in fabbrica
10/04/2018
esoscheletri operai robot

Gli esoscheletri robot sono già una realtà che sta entrando nelle fabbriche digitali, evolvendo la figura dell’operatore tradizionale in quella di un vero e proprio operaio-robot. Dopo che i robot tradizionali hanno esonerato i lavoratori dai compiti più faticosi e usuranti, e dopo la robotica collaborativa, con i cobot che lavorano fianco a fianco dell’uomo senza barriere, gli esoscheletri portano le possibilità per uomini e robot di competere insieme a un ulteriore livello.

Sono già molti infatti i robot che gli operai 4.0 nei contesti della Fabbrica digitale possono addirittura indossare. Un primo esempio è la Chairless chair progettata dalla startup svizzera Noonee, e adottata da Audi: si tratta di un robot esoscheletro che può essere infilato come un pantalone e sostiene in posizione semi eretta il lavoratore, riducendo l’affaticamento agli arti inferiore mantenendo la piena libertà di movimento. Ford e FCA hanno invece sviluppato esoscheletri per gli arti superiori, per aiutare gli operai a sollevare pezzi o utensili fino a 60 kg senza alcuno sforzo. Un esoscheletro completo è stato invece testato da Hyundai, mutuato dalla piattaforma H-LEX (Hyundai Lifecaring ExoSkeleton), e consiste in una sorta di costume in metallo, tra i più leggeri nel genere, che assiste arti inferiori e superiori per sollevare pesi fino a 100 kg. Simile è l’esoscheletro messo in produzione da Panasonic, dotato di quattro sensori per mani e piedi e di 20 servomotori.

esoscheletro Hyundai

Esoscheletro completo Hyundai

Sul fronte degli operai-robot è quindi al lavoro anche la robotica italiana, con Iuvo, spin-off dell’Istituto di Bio Robotica del Sant’Anna di Pisa e che vede Comau come socio investitore di maggioranza e la società islandese di bioingegneria Ossur, specializzata in protesi hi-tech. Sfruttando le competenze in tecnologie robotiche indossabili dei ricercatori della Sant’Anna, Iuvo progetta esoscheletri pensati per applicazioni nel settore manifatturiero e non solo.

Altri progetti e applicazioni sono quindi mirati non solo a incrementare la forza degli operatori, ma anche i loro sensi: ne sono esempi gli HoloLens di Microsoft che Volvocars impiega da tempo sia nelle linee di produzione che negli autosaloni, e che Iveco Bus sta testando per impiego nella manutenzione da remoto dei veicoli. Il Gruppo Daimler sta invece utilizzando nella sua TecFabrik dei sensori indossabili per catturare i movimenti dei tecnici specializzati, per poterli poi riprodurre in ambiente virtuale.

sensori Daimler Group

Sensori indossabili nella TecFabrik di Daimler Group

Infine, oltre gli operai 4.0, esistono anche già esempi di bancari 4.0: si tratta dei consulenti finanziari di Widiba, banca multicanale del gruppo Mps in due uffici di Siena e Milano, che grazie all’impiego degli HoloLens di Microsoft mentre parlano con un cliente sono in grado di visualizzare, proiettate davanti ai propri occhi, tutte le informazioni attinenti il cliente, sulla propensione al rischio e su eventuali investimenti già in corso.

Se Industria 4.0 si è focalizzata sull’implementazione delle tecnologie abilitanti, l’Industria 5.0 si estende ed abbraccia le problematiche socio-ecologiche.

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