Daniele Pucci, l’uomo che mette le ali ai robot all’IIT
11/03/2020
Pucci IIT iRonCub robot umanoide

Non propriamente di ali si tratta, piuttosto di turbine a getto che potranno dare la capacità di volare al robot umanoide iCub, sviluppato dall’IIT di Genova. Dietro al progetto è Daniele Pucci, responsabile della linea di ricerca Dynamic Interaction Control (Dic) dell’Istituto, dove si occupa di robotica umanoide aerea guidando un gruppo di lavoro dedicato.

Pucci è l’unico innovatore under 35 che opera in Italia ad essere stato premiato dal MIT Technology Review, proprio per il suo lavoro al progetto iRonCub, l’evoluzione di iCub che alla locomozione terrestre e alla capacità di manipolazione aggiunge la locomozione aerea.

robot umanoide iCub IIT“Abbiamo pensato di far volare iCub pensando a scenari post disastrosi, in seguito a calamità come terremoti o inondazioni – racconta Pucci -, con edifici in fiamme o parzialmente distrutti e dove l’intervento dei soccorritori è difficile. Piattaforme che possano sostituire l’uomo in questi contesti sono allora necessarie, e serve che possano arrivare sul luogo del disastro grazie alla locomozione aerea. Volando, il robot può superare gli ostacoli e atterrare sul luogo del disastro, potendo quindi muoversi per ispezionare e spostare o manipolare oggetti per soccorrere i sopravvissuti, così come portare cibo e medicinali in zone remote e a seguito di eventi catastrofici”.

I possibili impieghi di iRonCub sono però più ampi, potendo ad esempio essere di supporto nella manutenzione di cavi aerei o ad esempio nel trasporto di materiali da costruzione nei cantieri. Il progetto di iRonCub è già quindi in fase avanzata, completata la prima fase teorica che si è occupata di capire quali modifiche apportare al robot umanoide per consentirgli di sostenere le sollecitazioni del volo, e di testarne l’effettiva fattibilità mediante simulazioni e modelli matematici.

“Al momento siamo passati alla seconda fase – continua Pucci -, ovvero la realizzazione della nuova componentistica che modificherà il robot, come le turbine che serviranno a farlo volare. Seguirà poi la fase dei test sperimentali”.

Altro progetto collegato è quindi lo sviluppo della telesistenza, ossia la capacità di far collaborare uomo e robot a distanza, facendo compiere al robot umanoide gesti che vengono riprodotti all’istante. “Dal momento che i robot non sono per ora ancora dotati di completa autonomia decisionale, la telesistenza serve a teleoperare il robot a distanza, in vece dell’operatore impossibilitato a essere fisicamente presente sul luogo di intervento – spiega Pucci -. Immaginiamo così l’uomo che comanda a distanza il robot, e che grazie alla telesistenza può ‘esistere altrove’, tramite un avatar robotico, che gli consente di percepire tutto quello che il robot percepisce per lui”.

“Un altro ambito in cui il robot può quindi andare oltre le capacità umane è la possibilità di leggere lo stato fisico di un essere umano grazie a opportuni sensori – conclude Pucci -. Dall’analisi dei parametri fisiologici, quali battito cardiaco e temperatura corporea, il robot può infatti essere in grado di valutare lo stato di salute di una persona sopravvissuta ad esempio a una calamità, allo stesso modo in cui potrebbe fare un medico tramite strumentazione avanzata”.

Le previsioni sono quindi di poter arrivare a costruire ed effettuare il primo volo di iRonCub entro un paio di anni, per giungere quindi a un prodotto finito nei prossimi 10 anni.

Se Industria 4.0 si è focalizzata sull’implementazione delle tecnologie abilitanti, l’Industria 5.0 si estende ed abbraccia le problematiche socio-ecologiche.

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