Barberis di ManpowerGroup e il peso dei soft skill nel futuro dei robot
09/05/2019
Barberis ManpowerGroup soft skill

Rintuzzati gli scenari di un futuro del lavoro in mano ai robot, oggi è sempre più chiaro per le aziende quale sia invece l’importanza delle soft skill tra gli addetti. Da una ricerca realizzata da ManpowerGroup su 19 mila datori di lavoro in 44 Paesi, il messaggio che arriva dal mondo delle imprese è infatti che i candidati in possesso di capacità comunicative, cognitive e creative più spiccate hanno maggiore possibilità di successo nel corso della loro carriera.

La ricerca rileva quindi che in seguito a processi di automazione adottati internamente, l’87% delle imprese interpellate ha pianificato di aumentare o mantenere la sua forza lavoro, per il terzo anno consecutivo. A questo si aggiunga che l’84% dei datori di lavoro intervistati ha previsto per il 2020 interventi che mirino allo sviluppo di nuove competenze per i propri dipendenti. Nella fattispecie, si tratta soprattutto di competenze tecniche che incrociano però le soft skill, che si confermano le più difficili da trasferire ai lavoratori.

“Dobbiamo sfatare il mito dei robot visti come minaccia dei lavoratori – afferma a questo riguardo Riccardo Barberis, amministratore delegato di ManpowerGroup Italia -. Nel corso dell’evoluzione tecnologica in atto, il punto focale è individuare le migliori soluzioni per integrare il lavoro umano con quello delle macchine. Per questo diventa sempre più importante attrarre e scegliere i talenti in possesso delle competenze soft più adatte e che siano in grado di valorizzare il lavoro delle macchine“. Entro il 2030, come emerge sempre dalla ricerca, in Europa la ricerca di skill sociali ed emotive aumenterà del 22%. Per questo motivo diventano fondamentali strumenti quali assessment, big data e analisi predittiva della performance, per poter identificare i punti di forza delle persone e aiutare i collaboratori a costruire un percorso chiaro.

ManpowerGroup Riccardo Barberis“Se queste sono le prospettive, ossia assunzioni sì ma di candidati che hanno anche soft skill – prosegue quindi Barberis -, è evidente che si alza l’asticella del recruiting e che c’è una valutazione sempre più forte delle competenze dei candidati prima di inserirli in azienda. A questo nello specifico mira l’Assessment lab di ManpowerGroup, che sarà un laboratorio di soluzioni e strumenti per la valutazione delle competenze basata su un approccio scientifico, per aiutare le aziende a trovare le persone giuste per affrontare i cambiamenti di industry 4.0″.

Non a caso, nel team dei selezionatori figureranno anche psicologi ed esperti del lavoro che avranno il compito di valutare il potenziale dei candidati a partire dal mix di hard skill e soft skill. “L’assessment è lo strumento più prezioso per comprendere il potenziale umano – conclude l’ad -, e in questo processo l’uso di strumenti scientifici aumenta la possibilità di scegliere la persona giusta dal 50 all’80%”.

Se Industria 4.0 si è focalizzata sull’implementazione delle tecnologie abilitanti, l’Industria 5.0 si estende ed abbraccia le problematiche socio-ecologiche.

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